IL CULMINE DELL’OPERA
Possiamo ritenere il periodo che va dal 1990 al 2005 forse il più produttivo e completo dell’artista, sia dal punto di vista stilistico che tematico.
Lo stile acquisisce una completezza definitiva: i colori si fanno più forti ed incisivi con l’assoluta predominanza dei gialli e dei rossi, ma non sono assenti interessanti sperimentazioni che investono tutta la gamma cromatica con un uso sempre attento ed efficace delle luci.
Alcune opere si connotano per la singolarità nell’uso delle macchie; le figure geometriche oltre a dare forma al soggetto rappresentano giochi di luce molto efficaci e suggestivi: ecco allora gli autunni, i viali e paesaggi cittadini conosciuti o ameni che “parlano” in tono deciso e malinconico al tempo stesso, colmando di poesia la visione attenta di chi le osserva e le contempla.
Accanto a queste opere, troviamo dipinti riguardanti altri temi: le “marine”, ma anche la raffigurazione mai banale del mondo animale come la serie dei cavalli, “I gabbiani” e “Le rondini”.
Una citazione a parte merita anche la serie dei musicisti: “Il suonatore di tromba”, “Il suonatore di violino”, “Il suonatore di sax”, “Il suonatore di trombone” ed “Il suonatore di chitarra” sono autentici capolavori: la grandezza di Bottiroli qui si rivela caratterizzando i singoli musicisti di propria personalità che è la stessa degli strumenti che suonano, delle loro caratteristiche timbriche della sfera sonora e culturale alla quale appartengono.
Ci sono poi, come sempre, i clown e le maschere: figure tragiche e grottesche che rappresentano l’ambiguità dell’esistenza e ricompare “il nudo”: opere come “Le bagnanti” o “Estate” meritano davvero una visione attenta e meditata.
Da citare, infine, una serie di dipinti che potremmo definire “trascendentali”: qui l’attenzione dell’artista è rivolta ad una sfera nostalgica e talvolta onirica che è talora richiamo al passato e talora ricerca di sublimazione verso una dimensione che supera la sofferenza per trovare la pace interiore, definitiva.
Appartengono a questa serie “La nascita di Venere”, “Sogno Antico”, “Infanzia”, “L’altra dimensione”.
Il Maestro non si ferma alle nature morte come semplici riproduzioni statiche, ma crea quelle che egli definì “composizioni” introducendo elementi nuovi e significanti: candele, lanterne, oggetti, vetri meno comuni diventano materia del suo interesse artistico: lo ricordano alcuni chiedere questa o quella bottiglia di forma strana per farne un quadro.
Carlo Bottiroli è un ambientalista e gli animali che dipinge sono creature libere, inserite nel contesto naturale nel quale l’artista avrebbe voluto che fossero.
I “senzatetto” sono un soggetto ispiratore per Carlo Bottiroli che non perdeva occasione per dialogare con loro: “Sono una autentica ricchezza” – diceva – “per conoscere a fondo la vita”.
Nell’immagine sopra e in quella successiva possiamo osservare la differenza tra un’opera di Bottiroli eseguita “su commissione” (una “marina” ispirata ad una tavola del fumettista argentino E. Breccia) ed un’altra frutto esclusivo della fantasia dell’artista,
Dalla rosa, il fiore caro a Bottiroli, nasce Venere, il simbolo della bellezza per antonomasia.
I nudi dell’artista sono caratterizzati dai seni e dal ventre prorompenti che simboleggiano la maternità.
Verso la fine del proprio percorso artistico, Carlo Bottiroli concepisce il paesaggio in forma tutto nuova, con componenti che si distaccano quasi completamente dalla riproduzione figurativa: