“Un grido di speranza”

“Il Sole” – 1979
Olio su tela juta, cm 90×120

La pennellata larga, l’intensità del colore, la predilezione di tematiche precise, la sapiente rappresentazione della sofferenza umana e dell’umano travaglio visto in una attenta osservazione della natura, e per contro, quasi una speranza, una visione di serenità, in un cromatismo meno cupo, negli accostamenti di colori chiari, luminosi, in aperture come squarci di luce.

Questo è lo stile di Bottiroli.

Bottiroli è un personaggio molto interessante.

E’ necessario conoscerlo, parlare con lui per meglio interpretare la sua pittura.

Eppure egli è schivo, difficilmente lo si incontra alle personali, non ama mondanità, salotti, incontri.

La sua pittura nasce dall’osservazione attenta precisa della vita, ma è ricostruita da una meditazione personale, rivista nell’ottica individuale per allargarsi su un piano più generale, verso gli altri, la società, il mondo.

In Bottiroli l’artista non si limita al pittore, dipingere diventa estrinsecazione di un modo di vivere e di pensare.

Dipingere è trasferire sulla tela tutto ciò che è profondamente vissuto e sentito, l’esperienza umana, la sofferenza, il dolore, l’ingiustizia, e poi, quasi fosse una ribellione, ecco il credere nella felicità, nell’uomo, nella natura.

E così come un grido di speranza, la luce di atmosfere più felici, più festose, in teneri colori, in pastosi accostamenti, ecco una apertura con i difficili toni chiari, un colpo di luce per significare il credere alla vita.

Così i quadri di Bottiroli, così le sue poesie, così il suo modo di vivere in una dimensione di verità, nella realtà, senza finzioni o inganni ma nella consapevolezza che al di là del dolore o attraverso il dolore è l’incontro con quanto di vero, importante, profondo la vita ci offre.

Prof.ssa Lina Fossati Luchi

“Oltre al corpo e all’anima, la sincerità”

“Vetri” – 1993
Olio su masonite, cm 55×100

Con il suo personalissimo stile, Carlo Bottiroli dà corpo alle sue sensazioni, ai suoi umori.

É una pittura viscerale, istintiva, dalla forte personalità cromatica e dal tocco rapido, nella quale non va cercato tanto il ragionamento conchiuso quanto la singola riflessione su un lato dell’esistenza.

I suoi temi, tutti caratterizzati dalla fortissima aderenza figurativa alla realtà, nonostante l’uso di forme quasi astratte e fortemente geometriche, sono i piu’ disparati: vanno dall’ uomo, il suo lavoro, i suoi umori, le sue maschere e le sue sofferenze, alla natura, i paesaggi, le nature morte.

Tutti questi messaggi, tuttavia, sono vissuti con serenità e quiete, le stesse doti che Carlo Bottiroli sfoggia con gli amici, pronto al riso e ras-sicurante nella parlata, familiare con tutti.

Eppure la sua opera sa cogliere momenti, umori e pensieri tutt’altro che familiari; sono talora pezzi che esprimono con vigoria coloristica eccellente sensazioni capaci di trasporsi direttamente dagli occhi al cuore di chi guarda, e non é impresa facile; riesce solo a chi, oltre al corpo e all’ anima, sa dare alla pittura anche la sincerità.

Paolo Allegrina

“La foresta colorata”

“Il vento” – 1993
Olio su masonite, cm 50×100

Il vero contatto con le opere di Bottiroli è avvenuto qualche anno fa, quando alcune vetrine del centro di Tortona si animarono di colpo, grazie ad una geniale pensata dell’Artista.

Mi apparvero così ai vari angoli di strada, protagoniste assolute delle prime luci verso sera, alcune intense opere: nature morte, paesaggi, figure e poi grandi tele fortemente colorate, ove i personaggi e i luoghi erano come avvolti e segnati da un reticolo nero: intrecci di rami nudi fra cui fiorivano colori forti e limpidi; aspetti della città rivissuti sempre a tinte insolite,un poco surreali, ma allegri, nuovi, sorprendenti, ricchi di colori che non esistono in natura; con una pennellata ampia che accostava con energia tonalità in apparenza contrastanti; quella che mi piacque definire “una foresta colorata”.

Ho poi ripercorso l’evoluzione creativa di Bottiroli, dai primi ritratti figurativi, alla ricerca, attraverso varie prove, di una identità personale presto conquistata.

Il tempo ha portato ad un raffinamento della tecnica, nella scelta di soggetti ispirati a tematiche sociali ed umanitarie, rafforzando la difesa della propria linea espressiva.

Penso alle “foreste colorate” che non ci fanno paura; alle nature morte dove i fiori hanno tinte vive e vibranti; penso sopratutto ai volti di donna, definiti con pochi colpi di pennello, fra cui la suggestiva “Centenaria”, un viso tutte rughe che risplendono al sole; e infine al “Vecchio Clown”, soggetto caro a Bottiroli forse per la intrinseca tristezza riscattata dal trucco e dai costumi, immagine dell’artista che sa trasformare la malinconia in esperienza gioiosa; che dal temporale per sé e per noi, ogni volta, ricrea l’arcobaleno.

Dott. Ottavio Pilotti

“Il colore, padrone assoluto”

“In soffitta” – 1995
Olio su masonite, cm 100×120

Il colore è il padrone assoluto nelle opere di Carlo Bottiroli ed è proprio la cromia ad esaltare paesaggi, figure e nature morte, attraverso una pennellata robusta e larga, tipo spatolata, in uno stretto rapporto tra impressione e costruzione.

Carlo Bottiroli ha operato a Roma nel periodo 1954-57, entrando nell’ambiente marguttiano fecondo di artisti e di idee, tra vivacità presentativa e polemica.

Ritornato a Tortona, Bottiroli acquista via via una sua precisa identità che si impone con personalissima intuizione sin dal 1979 quando comincia a frequentare gli ambienti milanesi.

Non si può però dire che i vari contatti artistici influiscano sul “modo” di dipingere, in quanto Bottiroli, autodidatta, si affida molto al suo intimo, al suggerimento dello spirito senza eclissare la materia.

Per tale ragione le opere posseggono una loro chiara intenzione di “urtare” la visualizzazione e coinvolgere il fruitore in un particolare colloquio.

La realtà soggiace alla fantasia, il vero cambia addendi senza mutare la tattilità percepitiva, si innestano nei soggetti poetiche derivazioni che passano dal dramma del quotidiano alla speranza del domani. Soprattutto una pittura istintiva in una coralità cromatico-descrittiva che coinvolge artista e pubblico.

Vittorio Bottino

“Bottiroli è Bottiroli e basta”

“Maschere” – 1997
Olio su masonite, cm 40×50

La pittura di Carlo Bottiroli costituisce una manifestazione a sé sul piano artistico.

Si tratta di una pittura originale: nei temi e nella tecnica. I temi scaturiscono da una riflessione profonda sui “mali” che travagliano gli uomini, sui “flagelli” e sui drammi che angosciano l’umanità: la violenza, la fame, l’alcolismo, il fumo, la droga, la noia, l’inquinamento, la bomba atomica,i vizi di questi poveri uomini e le loro tragedie.

Le sue opere sono il risultato di una grande riflessione, di un severo esame introspettivo circa il proprio mondo interiore.

Carlo Bottiroli ha saputo da tempo uscire dall’ accademia e dalle sue banalità; ogni pennellata ha una sua capacità intrinseca e non indulge certo alla tentazione di “piacere” agli altri.

Bottiroli dipinge per Bottiroli, la sua arte è un bisogno dello spirito e basta.

Il suo linguaggio è efficace, specialmente quando crea le figure che sono altrettanti problemi spirituali.

Anche nelle nature morte il tocco dell’ autore è felice: non ci sono elementi superflui e il linguaggio è privo di banalità.

Il paesaggio di Carlo Bottiroli è un paesaggio che interessa perché il suo autore si è commosso e sa comunicarci questa sua commozione: è il paesaggio tortonese. Qui vediamo l’affetto, la contemplazione trasognata, lo sguardo incantato dell’ artista fusi in una rappresentazione che non è mai la descrizione minuta del paesaggio, ma la rappresentazione di quanto lo interessa e lo commuove.

Quella di Carlo Bottiroli è una pittura impressionistica?

Anche, ma un impressionismo senza riferimenti e senza ricetta, perchè Bottiroli è Bottiroli e basta!

Prof. Alessandro Barberis

GLI AUTORI DELLE NOTE

La Prof.ssa Lina Fossati Luchi è una critica d’arte milanese.

Paolo Allegrina è giornalista e scrittore.

Il dott. Ottavio Pilotti è un notaio appassionato di Arte e Poesia.

Vittorio Bottino è un rinomato critico d’arte torinese.

Il prof. Alessandro Barberis, dirigente scolastico, è stato un grande appassionato ed esperto di arte, conosciutissimo negli ambienti artistici di alto livello del milanese e di tutto il Nord Italia.