Gli anni della svolta
C’è un episodio biografico significativo nella vita di Carlo Bottiroli: nel 1978 sua moglie e tre figli subiscono un grave incidente stradale.
I familiari dell’artista ne escono senza gravi conseguenze, “quasi per miracolo”, ma l’episodio segna profondamente Carlo Bottiroli.
Non è solo per coincidenza che da quel momento, esploda la carica emotiva dell’artista: così, come una sublimazione della sofferenza che dall’individuo si allarga alla società tutta, i temi riguardanti i mali della società diventano assolutamente predominanti.
La guerra, la fame, l’ingiustizia, l’egoismo, la droga, l’ecologia, i diritti dell’infanzia violata, l’emarginazione, lo scorrere dell’esistenza nella sua ambiguità tra vita e morte, il destino degli uomini, sono tutti temi cari a Bottiroli che “esplodono” nella maggior parte delle sue opere dal 1979 in poi.
Anche quando il tema non è prettamente “sociale”, come nelle nature morte e nei paesaggi, il messaggio è veicolato attraverso simboli onnipresenti come le rondini e le colombe morte, le candele, le maschere.
Naturalmente lo stile di Bottiroli da qui in poi cambia prendendo una forma personalissima e quasi definitiva: i colori diventano più forti, predominano i rossi e i gialli (tanto cari all’artista); il tratto è più netto e drammatico e le opere che ne scaturiscono sono assoluti capolavori.
L’arte non è più solo poesia, è anche denuncia… netta, chiara, “commovente”.
E qui c’è davvero tutta la grandezza di Carlo Bottiroli!
Bottiroli è poi una persona sensibile e sente la necessità di comunicare attraverso l’arte il dolore che egli prova rispetto ai grandi problemi della società contemporanea: la guerra, la fame, la tossicodipendenza, la distruzione dell’ambiente naturale, l’egoismo, l’emarginazione, l’olocausto, l’offesa ai diritti dei bambini…
La rosa, fiore prediletto da Carlo Bottiroli, è uno dei suoi soggetti preferiti. L’artista eseguiva dipinti di rose di tutti colori: bianche, gialle, rosse, rosa, viola e blu (la cosiddetta “Soraya”).
Questo genere di dipinti sono talmente caratteristici da meritare l’unicità del nome di “Rose di Bottiroli”.
La madre di Carlo Bottiroli, Angiolina, grande lavoratrice, ha ispirato l’artista nell’esecuzione di quest’opera di grande suggestione.
“Il Brindisi” rappresenta la scena dei numerosi e felici Capodanno trascorsi con la moglie Elena: le figure sono due, ma gli occhi non sono quattro ad indicare la fusione emotiva dei due personaggi.